venerdì 26 marzo 2010

criticare se stessi..




Mi sento molto critica verso me stessa. Dopo aver incontrato qualcuno, penso sempre a cosa ho detto e cosa avrei dovuto dire.

Questa è una cattiva abitudine. La consapevolezza di sé è un fatto positivo, ma il criticare se stessi non lo è, perché non è mai a proposito. Ti critichi quando il momento è già passato. La consapevolezza è nel presente, mentre la critica riguarda il passato. Ma non puoi disfare il passato, né puoi rifarlo. È finito, è finito per sempre; non c’è nulla che si possa fare. È stupido sprecare anche solo un istante a pensarci, perché quando ci pensi, non fai altro che sprecare anche il momento presente, ripetere lo stesso errore. Sii consapevole di tutto – relazioni, lavoro, meditazione… di tutto.
Sii consapevole quando una cosa è presente, mentre accade, e non essere mai critico. In quel momento di consapevolezza, qualcosa può essere trasformato. Se sei sveglio, ci sono tante cose che non puoi fare; ne farai invece delle altre. Se sei consapevole, non potrai commettere gli errori che poi critichi. La consapevolezza non è qualcosa che ti dia la possibilità di pentirti. Una persona consapevole non si pente mai; tutto ciò che non ha fatto, non ha fatto. Non serve compiangersi, criticarsi, piangersi addosso – queste sono tutte malattie. Quindi non criticare.
È un ‘trip’ dell’ego. Fai qualcosa, e poi nella tua mente cerchi di migliorarla. Ma questo mostra solamente che hai fatto qualcosa che è al di sotto dell’immagine creata dal tuo ego. Ti sei arrabbiato, mentre pensavi di essere una brava persona, una che non si arrabbia mai – ma ora ti sei arrabbiato. Più tardi ti accorgi che l’immagine che hai di te stesso è scaduta. Cosa puoi fare ora? Ai tuoi stessi occhi ti senti condannato.
Come potrai più mostrare la tua faccia in giro? Avevi detto a destra e a manca di essere una brava persona, una che non si arrabbia mai, e cose del genere. Ora che fare di tutta la pubblicità che ti eri fatto? Non puoi proprio dire di essere arrabbiato o avido o tirchio. C’è solo una possibilità: ti tiri su dalle stringhe delle scarpe, ti raddrizzi a forza, ti penti. Affermi: “Ho fatto una cosa sbagliata, qualcosa che non avrei dovuto fare. Avrei dovuto fare qualcos’altro”. Stai ritoccando la tua immagine, stai dicendo: “Va bene, magari mi sono arrabbiato, ma è stato solo l’errore di un momento. Me ne pento. Guarda, ho le lacrime agli occhi. Non sono così cattivo, dopotutto”. Puoi persino andare dalla persona con cui ti eri arrabbiato e chiederle perdono – ma anche questo è un ‘trip’ dell’ego. Ti sentirai di nuovo bene - sei davvero un brav’uomo! Hai conservato la tua rispettabilità. L’immagine che avevi di te si è riaffermata.
Se senti veramente che la rabbia era sbagliata, dimenticati del passato. È quando la rabbia è presente che devi rimanere sveglio. Quello è pentimento vero. Resta sveglio. Non dico di non chiedere mai perdono a qualcuno. Fallo pure, ma non perché sei pentito. Non scusarti per la tua rabbia ma per la tua inconsapevolezza. Riesci a comprendere la differenza?
Se ti sei arrabbiato, vai dalla persona e dille: “Ero inconsapevole. Mi sono comportato da sciocco, da ubriaco. Ero incosciente, come drogato. Ho fatto qualcosa, ma in effetti non c’ero”. Chiedi scusa per la tua inconsapevolezza, non per la rabbia. E ricorda che l’inconsapevolezza, non la rabbia, è il problema reale.
La prossima volta sii più consapevole. Che sia rabbia, odio, gelosia, possessività, le cose sono mille… ma la malattia vera è solo una: l’inconsapevolezza. Sono tutte facce dello stesso fenomeno. Se cerchi di cambiare questi problemi, non potrai mai farcela, perché sono milioni.

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