martedì 4 ottobre 2011

Si dice che il silenzio faccia comunque rumore, si dice che il silenzio, a volte, valga più di mille parole o pesi più di esse.
Io l'ho sempre abbinato alle sfumature dei molti colori che, secondo me, lo compongono e così, attraverso i colori il silenzio parla, fa rumore, grida, impreca, tranquillizza, abbraccia e consola.
Ci sono i silenzi bianchi, che sono quelli dell'anima, meditativi e introspettivi. A volte, possono sfumare verso il grigio nelle sue varie tonalità, chiaro, perlaceo, fumo di Londra, per poi sfociare nel nero più assoluto, quando toccano, via via, sempre più in profondità, la parte più recondita e nascosta del nostro essere. Quella che ci avvicina all'Inferno. E allora diventano silenzi di pietra, pesanti, insopportabili, freddi, quasi impossibili da condividere.
Ci sono i silenzi blu, quelli della ragione, che digradano dal blu di Prussia all'azzurro ghiaccio, quando giungono a vette estreme. Sono silenzi pieni di interrogativi, che fermentano in un lavorio mentale che, a volte, sfocia in risposte, mentre altre, ci lasciano sconfitti e disorientati.
Ci sono i silenzi rossi, quelli dei sentimenti, i più inflazionati. Qui le gradazioni sono praticamente infinite. Si parte dal silenzio rosso primario, quello che, a volte governa mentre altre è governato dall'amore e dall'odio, le due facce di un'unica medaglia.
Le sue sfumature vanno dai silenzi rosso fuoco, che bruciano immensi, alimentando le passioni, a quelli da nuvoletta rosa, che si confondono con il battito aritmico del cuore, a quelli tendenti al violetto, tristi e amari della gelosia e della paura. E poi il vermiglione, che tinge i perfetti silenzi amicali e il silenzio carminio della delusione, del pianto e dell'orgoglio.
Poi ci sono i silenzi gialli, legati all'umore. C'è quello giallo paglierino, caldo e piacevole, come le bollicine frizzanti di un bicchiere con la schiuma morbida che tracima da una bottiglia di birra quando la agiti troppo e l'allegria riempie i nostri occhi e la nostra giornata. C'è il silenzio giallo sole, profondo e assoluto, quando la felicità ci abbaglia, quello giallo terra di Siena, immenso, quando la serenità ci appaga e quello giallo tendente al citrino quando il rancore ci investe e lo sentiamo, acido e corrosivo ustionarci la gola...

E poi c'è il silenzio che si muove, che gira, che ubriaca e ti costringe a riaprire gli occhi, perché nessuno, ma proprio nessuno, è in grado di reggere a lungo un silenzio che non chiede. Soprattutto se il silenzio è proprio il tuo. E allora si pronuncia qualche frase a caso, qualche parola sconnessa solo per darci la certezza di poter ancora parlare, di essere ancora, in qualche modo, vivi...
Infine c'è il silenzio arcobaleno, quello misericordioso e profondo del perdono.

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